Voi siete qua: l'invaso

L'invaso artificiale di San Bernardo

L'idea di costruire un laghetto ad uso irriguo presso la cappella dedicata a San Bernardo, sulla collina alle spalle di Pompeiana, ha almeno una ventina di anni ed è stata portata avanti da diverse amministrazioni comunali.

Il progetto esecutivo risale agli anni '90. Allora, l'importo dei lavori fu valutato pari a lire 1.700.000.000. L'avvio dell'opera risale invece al 2005.

In quel periodo la Rete Natura 2000 era già stata istituita: la direttiva comunitaria 92/43/CEE (nota come Direttiva “Habitat”) entrò in vigore il 10/6/1992 e fu recepita in Italia dalla GU L 206 del 22.7.1992 e successive rettifiche (GU L 59 dell'8/3/1996, GU L 31 del 6/2/1998 ecc...).
Proprio per questo motivo, gli allora pSIC (le aree proposte come SIC) già dovevano essere tutelati anche prima della loro designazione come Zone Speciali di Conservazione, perlomeno impedendone il degrado. Numerose sentenze della Corte di Giustizia europea ai danni degli stati membri lo confermano.

L'allegato G di cui al DPR 357/97 (la normativa di recepimento in Italia) indicava criteri per la Valutazioni di Incidenza, necessaria per effettuare opere che avrebbero potuto influenzare i SIC, come, evidentemente, la creazione dal nulla di un invaso artificiale completamente interno al SIC IT1315922 di Pompeiana.

Sta di fatto che, nonostante queste tutele legislative, nel 2005 le ruspe entrano nel SIC e iniziano i lavori di costruzione dell'invaso (foto 1).
Foto 1: Ruspa scava per l'invaso

Il comitato, che pochi anni prima si era opposte con tanto vigore all'ipotesi di una discarica sul Prau Grande, di cui facevano parte anche diverse persone che nel 2007 hanno dato vita all'Associazione Praugrande, non comprese immediatamente la gravità dell'impatto dell'opera sul territorio e sullo stato di conservazione del SIC e non si attivò per avere la documentazione relativa (ancora oggi non abbiamo letto la Valutazioni di Incidenza) e per chiedere l'intervento delle autorità competenti, tra cui la Corte Europea.


Soltanto nell'agosto 2006, a lavori avanzati, il comitato invia una lettera di protesta al Sindaco sulle modalità di realizzazione dei lavori da parte della ditta e nel dicembre 2006 il WWF Liguria indirizza una lettera alle autorità competenti per chiedere un intervento di valutazione dell'impatto dei lavori sulla conservazione del SIC.

foto 2: visto da ovest













Supposto, comunque, che questo intervento interno al SIC sia lecito dal punto di vista legislativo, 
restano comunque molti punti in sospeso:

  • Il lago artificiale è inutilizzabile a causa di una grave falla (almeno una) nell'impermeabilizzazione.
  • paesaggisticamente ed esteticamente è di pessimo impatto visivo (foto 2).
  • La recinzione attorno al lago non è adatta a mantenere in sicurezza l'opera.
  • Nella Conferenza di Servizi si vincolava l'opera alla successiva costruzione di muretti a secco tradizionali nella terra riportata per il contenimento dell'acqua. La cosa non è stata fatta e i "muri a secco tradizionali" sono in realtà dei grossi massi accatastati approssimativamente (foto 3).
  • Per realizzare alcune canalizzazioni sono stati utilizzati dei ...guard rail! (foto 3).

 Inoltre


Per concludere, è nostra opinione che questo invaso artificiale sia il frutto di una errata concezione di uso del territorio, capace di generare a breve termine una transazione economica, ma che lascia ai posteri una ingombrante eredità, nel nostro caso, purtroppo, anche inutilizzabile.foto 3: scarpata